RAGÙ,
NOTTI IN BIANCO
Nel quotidiano la liturgia dello Spirito
Di Dante Balbo
Don Renzo Bonetti al convegno italiano del Rinnovamento nello Spirito a Rimini
rivolge un appello alle famiglie, perché alzino le vele del loro matrimonio
per lasciarsi sospingere dal soffio efficace dello Spirito Santo.
Il movimento del Rinnovamento nello Spirito, ha vissuto a Rimini, dal 30 aprile
al 4 maggio, la sua ventunesima Convocazione Nazionale, con la partecipazione
anche di un paio di centinaia di fedeli dal Ticino. Una sessione del convegno
era dedicata alla famiglia e al suo rapporto con lo Spirito Santo. La parte
centrale di questo momento è stata affidata a Monsignor Renzo Bonetti,
responsabile nazionale dell'Ufficio della Conferenza Episcopertine/copale Italiana per
la pastorale famigliare, che molto si è occupato e si occupa di famiglia.
Ecco uno stralcio del suo intervento, in cui nulla è più concreto
dello Spirito Santo, nulla più laico del sacramento del matrimonio, nulla
più sacro della quotidiana vita della famiglia. Tre sono le caratteristiche
dell'azione dello Spirito Santo nella vita famigliare:
LO SPIRITO È DONO SEMPRE DONANTE
Lo Spirito è il dono, è la persona fatta dono, lo Spirito soffia
nell'origine del dono. Tutte le volte che tu marito o moglie ti tiri indietro
per essere meno dono, vai contro lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è
sempre donante perché lui è il dono. Quindi chiama i genitori,
chiamala copertine/coppia ad essere permanentemente oblatività, reciprocità.
La cosa che mi fa soffrire di più vedendo tante copertine/coppie è che sono
copertine/coppie ferme, immobili, stabili, non sanno di niente. Magari dicono noi siamo
sempre andati d'accordo, però concretamente non sono annuncio di niente,
sono come quelli che si sposano in Comune, con qualche rosario in più.
Quello non è Dio. Sono chiamati a dire, a dire questo di più,
a dire questa presenza, questa capacità infinita di amore. Non solo,
ma la copertine/coppia partecipando al dono dello Spirito è chiamata a partecipare
all'unità dello Spirito Santo. Che porta con sé l'unità
e la fecondità di tutta la Trinità. Seguitemi in questo passaggio,
perché è importantissimo. La copertine/coppia partecipa del dono dello Spirito,
è consacrata nello Spirito, quindi partecipa del dono dell'unità.
Chi è l'unità del Padre e del Figlio: lo Spirito. Chi ha fatto
l'unità del verbo con la carne umana, nel seno di Maria? Lo Spirito Santo.
Chi è che fa di due persone distinte, due carni, una sola carne? Lo Spirito
Santo. Ma questa non solo è partecipazione all'unità, ma è
anche partecipazione alla fecondità dello Spirito Santo, alla fecondità
di tutta la Trinità. Ma attenzione, la prima fecondità del matrimonio
cristiano è quindi spirituale e soprannaturale. Il primo fine del matrimonio
è proprio questa santità, questa crescita dell'amore originale
dell'uomo e della donna che rivive nella propria carne l'amore sponsale di Cristo
per la Chiesa. È questa capacità di generare nello spirito, all'interno
della quale si colloca anche il generare dei figli, la fecondità naturale.
A tal punto che si può anche rinunciare a una fecondità fisica,
vedi il discorso dei vergini, ma non per essere meno fecondi.
Ma la fecondità che è data a tutti e che tutti possono realizzare
e che sono chiamati a realizzare in pieno, è la fecondità spirituale
in forza dell'azione dello spirito, sposi compresi. Questa fecondità
spirituale, questo saper generare figli di Dio, che non vuol dire solo i miei
figli, questo saper far crescere mia moglie spiritualmente, far crescere mio
marito spiritualmente, far crescere la vita spirituale accanto a me, essere
padri e madri spirituali, senza essere preti. Ho dettopadri e madri spirituali,
non fare i preti, sacrestani, ecc. I preti lasciateli fare ai preti, voi non
siete chiamati a fare dei mezzi preti, siete chiamati ad essere laici, laici
che dentro il vissuto normale e concreto portano Dio con una qualità
divina. Riscopertine/coprite in questo modo una spiritualità, che va ad innestarsi
dentro il vissuto concreto. Forse per dire con una parola sola, una citazione
del Papa, Familiaris Consortio, dove dice: Il matrimonio è in se stesso
un atto liturgico di glorificazione di Dio in Gesù Cristo nella Chiesa.
Pensate che bella liturgia farete oggi con la celebrazione eucaristica. Penso
a quei canti come coralmente si invocava e si lodava lo Spirito. Ma penso alla
mamma che questa notte non ha dormito, perché il bambino si è
svegliato tre volte. Penso alla mamma che ha dovuto cambiare i pannolini cinque
o sei volte. Penso al papà che quest'oggi farà 12 ore di lavoro.
È liturgia, c'è scritto nella Familiaris Consortio no. 56 a metà,
andate a verificare. È liturgia, perché è una celebrazione
dell'unità, loro sono abitati dallo Spirito Santo e tutto ciò
che celebra e vive l'unità è celebrazione di lode a Dio. lo lodo
Dio preparando il ragù. lo lodo Dio in quelle otto ore di lavoro, perché
è fatto per celebrare quell'unità. Lodo Dio mentre stiro, lodo
Dio mentre lavo, lodo Dio mentre faccio l'amore. Tutta la vita è lode
a Dio. Ma capite cosa vuol dire. Allora sì il momento della preghiera
è forte perché va a far penetrare l'azione dello Spirito dentro
il vissuto normale. Ma è realizzare questo continuo dono che conduce
all'unità. L'indissolubilità come dono di Dio. L'indissolubilità
è vivere così uno, come uno Dio.
LO SPIRITO SOFFIA ABBASSANDOSI
Notate lo Spirito Santo nella Trinità. È Spirito, soffio, non
ha nemmeno il nome. Lavora, si immedesima nei cristiani, è dato alle
singole persone, ma non perché ascoltino luì, perché ascoltino
il Figlio, perché ascoltino il Padre, è dato ai figli perché
dicano che cosa? Perché dicono il Padre, perché dicono il nome
di Gesù. Lo Spirito è sempre pronto ad abbassarsi, a raggiungere
gli abissi, la realtà di ogni persona, perché questa persona riconosca
il Padre, riconosca il Figlio. Lo Spirito è il piano inclinato costante
di Dio verso l'umanità per innalzarla e fare di tutti gli uomini figli
di Dio. È in questo modo che lo Spìrito agisce dentro il matrimonio.
Lei che va continuamente ad abbassarsi nei confronti del marito e dei figli
per realizzare una coniugalità e una genitorialità veramente divina.
Lui che è capace di abbassarsi. Lamore è capace di andare in giù,
come si suol dire proprio per vivere in pienezza questo amore. Detto in altre
parole, più vicine a noi, l'amare nel sacrificio, l'amare nel perdere.
Nella coniugalità e nella famiglia c'è una ricchezza enorme di
potenziale spirituale che è tutto il patire. Provate a fare l'elenco
su un foglio di tutte le cose negative che accadono tutto il giorno. Dover alzarsi
alle cinque, fare questo, fare quell'altro, fare quest'altro, sono l'ultima
che vado a letto. Le sofferenze interiori nei confronti del marito, nei confronti
dei figli, fate l'elenco di queste cose. Quanto amore portano questi sacrifici
dentro. Essere capaci di vivere l'amore nel sacrificarsi e sacrificarsi per
amore. Si salva quando sì dona, si guadagna quando si perde, ci si possiede
quando si dona, donare sempre di più nel sacrificarsi, fino ad essere
capaci di vivere permanentemente dentro la copertine/coppia la vita pasquale. Dico spesso
in qualche ritìro: la copertine/coppia e la famiglia è la Pasqua vissuta
24 ore su 24, celebrata continuamente, perché per essere uno bisogna
continuamente morire, per crescere ad un'unità più grande.
LO SPIRITO SANTO SOFFIA COME COMUNIONE DELLE DIFFERENZE
Lo Spirito è chiamato a fare dei due una sola carne. Quante volte invece
si rischia di cadere in due pericoli: quello di eliminare le differenze. Donne
non fate diventare i vostri mariti come voi, mariti non cercate di far diventare
le mogli come voi. Differenze, differenze, far crescere l'originalità
di lui, di lei, del femminile, del maschile. Non potete essere degli omogeneizzati
al plasmon, maschile e femminile deve venir fuori in tutta la sua ricchezza,
in tutta la sua differenza, in tutta la sua originalità. Questo realizza
la coniugalità. Non è una somma, uno più uno, ma è
Dio, la Trinità dentro il vissuto della copertine/coppia, dove chiaramente c'è
una distinzione, il padre, il figlio e il noi è lo Spirito Santo, il
noi è l'amore, è lì che si riserva lo Spirito Santo, coltivando
la differenza di mia moglie e di mio marito. lo coltivo la possibilità
di un'unità più grande. Quando vi siete fatti uguali, sarete appaiati,
sarete due rotaie, ma non rappresenterete il Signore nella pienezza dell'amore.
Dall'altra parte il rischio di contrapporre le differenze: io sono così.
Caro ho il mio carattere, ah, sì anch'io ho il mio carattere. Lo Spirito
Santo fa armonia delle differenze. L'ho imparato quando ero parroco sul lago,
nella mia Diocesi. Certe mattine andavo a recitare il breviario sul lungolago
e osservavo il gioco dell'acqua sui sassi, e vedevo questi sassi che prendevano
colore per la presenza dell'acqua, poi si ritiravano, un po' di sole e perdevano
il foro colore. E così, guarda due cose così diverse, i sassi
e l'acqua nell'armonia della creazione sono una cosa bella. Allora voi, ogni
marito, ogni moglie, siete molto meglio che non i sassi e l'acqua assieme. Nell'azione
dello Spirito, va creata l'armonia di questa diversità, allora sì
fate delle diversità, compreso del negativo di vostra moglie, di vostro
marito, una possibilità di amare di più, non una possibilità
di prendere le distanze. Ah, sì così è lui, e allora io
mì tiro indietro. Quante persone si autogiustificano e finiscono per
amare meno la moglie, il marito. Dio crediamo che ci ha amati perché
eravamo giusti? O ci ha amati perché eravamo peccatori? Quanti di voi
hanno scelto di amare il negativo della moglie, scelto di amare il negativo
dei marito. Questo è il crocifisso, non altre cose. Quanti di voi sposano
solo il positivo della moglie e del marito, va sposato tutto il marito, tutta
la moglie, difetti compresi. Allora sì realizziamo la Pasqua che è
la capacità di morire, anche quando scopertine/copriamo il peccato e la sofferenza,
il peccato, il difetto, il limite in lui e in lei. Noi cristiani abbiamo il
segreto dell'umanità realizzata, è Cristo Signore che ce la indica
nella forza dello Spirito. E dobbiamo dirlo in questo contesto sociale, dove
il matrimonio è ridicolizzato, dobbiamo dire che il matrimonio è
profezia di Dio. Quando non sì può più conoscere Dio, o
perché non ci sono più preti che lo vogliono annunciare, o perché
non ci sono cristiani che lo testimoniano, o perché il mondo non vuol
più ascoltare e leggere i libri della parola, mostra la parola, la parola
amore dentro il tabernacolo del tuo sacramento del matrimonio. Non commentarla
nemmeno, ma lascia che vedano la tenerezza di Dio, dentro la tua tenerezza,
lascia che vedano la dolcezza di Dio dentro la tua dolcezza, lascia che vedano
il perdono senza limiti dentro il vostro perdono, e scopertine/copriranno che la vostra
radice è in Dio, e voi sarete evangelizzatori e profeti di Dio amore.
FAMIGLIA, TABERNACOLO DELLO SPIRITO
Concludo sapendo che lo Spirito Santo ha parole molto più forti e strade
molto più veloci, anzi, che le nostre autostrade e i nostri aeroporti
e sa arrivare ovunque, anche dietro ogni barriera, quindi agli sposi dico: cominciate
a rendervi conto, sappiate rendere ragione del vostro matrimonio, leggete, studiate,
interessatevi, non pensate di poter santificarvi prescindendo dal matrimonio.
Dio non è strabico, non può più vedervi uno a destra, uno
a sinistra, siete uno, anche se materialmente non siete nello stesso posto.
Quindi siete chiamati a vivere questa unità. E allora, vorrei con voi,
io innanzitutto fare il mio atto di fede davanti a voi. E invito i miei fratelli
preti a farlo. Lo dico spesso perché mi sembra che sia un modo per far
capire un concetto molto preciso. Voi gente del popolo e gente normale, gente
buona, quanta fede avete dato a noi preti. Ancora ci dite qualche volta: Sia
lodato Gesù Cristo. Voi non avete timore di inginocchiarvi davanti a
noi per chiedere l'assoluzione, voi siete certi quando noi celebriamo l'Eucarestia
che quello diventa il corpo e il sangue di Cristo mediante questa sacramentalità
che il sacerdozio. Voi conoscete, avete fede nel nostro sacramento del sacerdozio.
Noi presbiteri vogliamo testimoniare qui, in questa assemblea, abbiamo fede,
mi inchino profondamente davanti a ogni sacramento del matrimonio qui presente
e voglio adorare e venerare la Santissima persona di Gesù sposo, in ogni
copertine/coppia qui presente. Voglio vedere ogni vostra copertine/coppia come un Tabernacolo e
pensare alle vostre case come Chiese che contengono una presenza di Cristo.
Siate questa presenza di Dio per il mondo di oggi.
CELIBATO E MATRIMONIO: due espressioni dell'umanità,
somiglianza di Dio
Periodicamente, ci troviamo misurati con un problema. O per un fatto di cronaca
clamoroso, o per un documento della Chiesa che ci si aspetta tratti l'argomento,
o, più semplicemente, perché bisogna riempire uno spazio vuoto,
sui media si affronta la questione del matrimonio dei sacerdoti, che la Chiesa
latina, si "ostina" a voler negare ai suoi ministri. Abbiamo girato
l'argomento ad un teologo, il professor don Giorgio Paximadi, già collaboratore
di Caritas Insieme e docente alla Facoltà Teologica di Lugano.
R: Imposterei la questione del celibato sull'imitazione di Cristo. Perché
ci sono delle persone che ricevono il carisma del celibato, che è prima
di tutto un dono? Per conformarsi allo stato di Cristo. li senso del celibato
di Cristo è quanto espresso nel capitolo 19 del Vangelo di Matteo, quando
si parla degli "eunuchi per il Regno dei Cieli". Il celibe è
colui che rinuncia all'amore fisico, al rapporto preciso e sponsale con una
persona per affermare che l'avvenimento dell'amore di Dio in Gesù Cristo
e nella sua Chiesa, è totalizzante.
D: Ma allora il matrimonio è una condizione di ripiego?
R: Il matrimonio è l'altra faccia della medaglia, perché il
rapporto che Cristo ha con il Padre è insieme un rapporto celibatario,
verginale, e matrimoniale. È infatti il rapporto con una persona nella
sua specificità, Padre e Figlio, ma contemporaneamente è una relazione
assoluta, talmente assoluta che è una relazione in sé sussistente,
tanto da diventare la Persona dello Spirito Santo. Quello che nella Trinità
è insieme rapporto verginale e sponsale, totale apertura al Padre e processione
dello Spirito, nella realtà umana dell'uomo particolare e concreto non
può essere contemporaneamente vissuto, perché il celibato esprime
l'aspetto totalizzante dell'amore trinitario, ma non è legato ad una
persona concreta, mentre il matrimonio esprime la dimensione concreta dell'amore
trinitario, ma non è totalizzante. Questi due aspetti che nella Trinità
sono inscindibili, perché stiamo parlando di persone divine, nelle persone
umane non possono essere coesistenti, per cui ci sarà chi è chiamato
a vivere verginalmente il proprio matrimonio, chi sponsalmente la propria verginità,
affinché la Chiesa sia ricca dei due stati di vita complementari fra
di loro, che esprimano due accentuazioni diverse dell'unico amore trinitario.
Bisogna però osservare che il Concilio di Trento definisce il celibato
come superiore al matrimonio. Questa affermazione va intesa non in senso assoluto
ma nell'ordine dei fini. In altre parole il celibato, esprimendo la realtà
totalizzante dell'amore, prefigura la realtà definitiva, che non potrebbe
arrivare alla sua completezza se non fosse sponsale, anche se il matrimonio
umano non è definitivo, perché interrotto dalla morte.
D: Può spiegarci meglio questa questione dei fini? Ha a che fare con
la dimensione comunitaria, cioè di universalità dell'amore di
Dio, che non si può esprimere totalmente nel matrimonio con una persona
singola?
R: Esattamente; il celibato salva la dimensione totale, l'amore di Dio in
quanto omnicomprensivo. In questo senso è superiore al matrimonio, ma
soltanto in questo senso. Chiaramente l'amore di Dio è tanto l'una cosa
che l'altra, anche se la sua specificità è proprio di essere totalizzante,
rispetto all'amore particolare di un uomo per una donna. In questo senso il
celibato sta dalla parte dell'amore di Dio.